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Autismo e riapertura delle scuole ai tempi del COVID-19

Autismo e riapertura delle scuole ai tempi del COVID-19. Ne parliamo con Giampaolo, caregiver, papà di Davide e co-fondatore di LinkAbili

Speranze e preoccupazioni di un papà di un bambino nello spettro autistico alla riapertura delle scuole durante il COVID-19.

Mi chiamo Giampaolo, sono il papà di Davide e uno dei soci fondatori di LinkAbili.

Davide ha 7 anni, è un bimbo solare, sorride sempre e ride spesso. È un bambino nello spettro autistico ed è non verbale.

Quest’anno, il 24 Settembre sarà il suo primo anno di scuola elementare, nell’anno del COVID-19.

Il primo giorno di scuola elementare è un traguardo importante per qualsiasi bambino e ancor di più per noi genitori, soprattutto se il bambino ha ‘differenti abilità’.  Se a questo aggiungiamo che dovremo affrontare questa esperienza nell’anno del COVID-19, potete comprendere che le preoccupazioni aumentano.

“Il primo giorno di scuola elementare è un traguardo importante per qualsiasi bambino e ancor di più per noi genitori”

Un bambino nello spettro autistico, a differenza di un bambino  neurotipico, ha spesso meno strumenti per comprendere e interagire “normalmente”, secondo le convenzioni sociali.  Immaginate dunque la mia preoccupazione, pensando al primo giorno di scuola elementare.

Io e mia moglie abbiamo deciso che Davide frequentasse un altro anno nella scuola dell’infanzia, ma il 24 settembre, sarà anche per lui il primo giorno di scuola.

Davide, fortunatamente si adatta a diversi contesti, per via del carattere e perché da quando aveva 6 mesi ha sempre viaggiato con noi, ovunque; aereo, nave, auto, hotel. L’adattamento è stato sempre pressoché immediato. È abituato a frequentare tante persone, dai familiari ai professionisti che lo seguono quotidianamente, e credetemi sono tanti e diversi.

Questo, però, non significa che l’autismo di Davide non presenta delle complicazioni in ambito sociale anche perché, altrimenti, non staremo parlando di autismo e approccio inclusivo. Significa che Davide, al pari di altri bambini nello spettro autistico, subirà un trauma durante il periodo di inserimento, più o meno lieve, non sappiamo.

Il primo giorno di scuola per Davide

Il primo giorno di scuola sarà per lui una nuova esperienza, nuovi docenti, nuovi compagni, un nuovo ambiente. Riceverà stimoli nuovi e dovrà imparare nuove regole. Immagina, Davide dovrà abituarsi ad indossare per cinque ore la mascherina, anche se le regole stabiliscono che alcuni bambini oltre i 6 anni possono essere esentati dal farlo se presentano una disabilità incompatibile con l’uso della mascherina.

In questi ultimi tre mesi, abbiamo lavorato con la terapista e con l’educatore per imparare a indossare e abituarsi a usare la mascherina.

Io e mia moglie siamo persone pratiche. Sappiamo già da tempo che affronteremo delle difficoltà per garantire a Davide il meglio in questa esperienza nuova, ma ciò non significa che non siamo preoccupati. L’inserimento a scuola è un momento importante e questo anno, credo, lo sarà ancora di più per via delle nuove norme che dovranno garantire il contenimento della diffusione del virus.

Regole, autonomie e terapie

Inoltre, Davide dovrà imparare ad orientarsi in un ambiente nuovo e con persone sconosciute. Dovrà  riuscire a comunicare con loro e poter esprimere necessità primarie come chiedere un bicchiere d’acqua o domandare di andare in bagno. Per esempio, l’acquisizione di questa autonomia appare un gesto semplice, ma per molti bambini nello spettro autistico è una conquista che richiede tanto impegno.

E poi ci sono altre necessità… Davide ha sempre svolto le terapie negli ambienti scolastici per imparare ad applicare ciò che apprende nel contesto dove trascorre la maggior parte del suo tempo e puo interagire con altri coetanei. Scuola nuova e COVID-19, sarà possibile continuare? 

Non sappiamo ancora niente. Non sappiamo se l’insegnante di sostegno per lui sia stata nominata e sarà presente dal primo giorno di scuola. Vogliamo sperare che l’educatrice che ha seguito Davide dalla scuola dell’infanzia possa proseguire, come da noi richiesto agli organi competenti.

L’istituto scelto sarà davvero in grado di mantenere le promesse fatte durante i colloqui con il dirigente e i suoi collaboratori, soprattutto in ottica inclusione? Vogliamo sperare che l’approccio inclusivo della scuola non sia solo uno slogan, ma che seguano azioni concrete e che vengano realizzati dei percorsi strutturati d’inclusione mediante il coinvolgimento delle figure chiave.

Sono già consapevole di cosa proveremo io e mia moglie il primo giorno di scuola quando dovremo “lasciare” il nostro bambino. Sappiamo che vivrà dei momenti di disagio, che impiegherà del tempo ad ambientarsi, a chiedere di andare in bagno e limitare gli “incidenti”, a stare sereno in quel nuovo ambiente. A stare bene.

Al momento, emerge che in Italia, mancano ancora 80,000 insegnanti di sostegno.

Non sappiamo ancora niente di certo. Non sappiamo se l’insegnante di sostegno per lui sia stata nominata e se sarà presente dal primo giorno di scuola. Vogliamo sperare che l’educatrice che ha seguito Davide alla scuola dell’infanzia possa proseguire, come da noi richiesto agli organi competenti. 

Al momento, emerge che in Italia, mancano ancora 80,000 insegnanti di sostegno.  

Probabilmente, ma speriamo di aver torto, all’inizio ci saranno dei problemi relativi alla nomina dell’insegnante di sostegno e degli assistenti per Davide e per altri bambini e ragazzi nelle scuole italiane.

Per questo motivo, volevo condividere le mie speranze e preoccupazioni perché credo sia importante creare consapevolezza e condividere le difficoltà.

Condividere le difficoltà per creare consapevolezza

Limitarsi a lamentarsi non serve, se non si propongono delle soluzioni. Portare la mia testimonianza sulla problematica è un inizio per creare e aumentare quella consapevolezza che manca in tanti contesti, soprattutto fuori dagli ambienti scolastici… perché i bambini e ragazzi come Davide hanno diritto di frequentare tutti gli ambienti che frequentano i loro coetanei, senza paura di dover render conto del loro “modo d’essere”. 

Spero ancora che questa pandemia possa essere un’occasione che mettere al centro tutte le studentesse e gli studenti. Che si possano mettere in atto gli interventi strutturali ed organizzativi necessari per una didattica inclusiva, rispettosa della crescita e formazione dei nostri bambini e ragazzi. Magari prendendo spunto da modelli già collaudati e funzionanti, adottati in altri paesi.