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Co-programmazione e co-progettazione: un paradigma innovativo per le politiche sociali

Durante l’ultimo webinar promosso da LinkAbili abbiamo affrontato il tema della co-programmazione e co-progettazione insieme a Ugo de Ambrogio, sociologo e direttore dell’Area Politiche Sociali dell’Istituto di Ricerca Sociale. In questo articolo riassumiamo i punti centrali dell’intervento del dottor de Ambrogio e, per chi se lo fosse perso, riportiamo di seguito la registrazione del webinar.

Co-programmazione e co-progettazione: una rivoluzione nella relazione tra pubblico e terzo settore

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una rivoluzione nella relazione tra settore pubblico e terzo settore. Storicamente i rapporti tra le due parti erano sintetizzabili con la parola chiave “esternalizzazione”, soprattutto a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, quando la gestione delle politiche sociali avveniva tramite gare d’appalto. 

Negli anni 2000, a questa modalità, se n’è sovrapposta un’altra, quella che comunemente viene chiamata progettazione partecipata: attraverso lo strumento dei piani di zona si prevede esplicitamente che il terzo settore partecipi alla programmazione sociale con tavoli tematici. 

Intorno al 2010, durante la crisi economica, si fa strada l’idea di co-progettazione, una modalità diversa rispetto alle tradizionali modalità di progettazione, che alcune Regioni prevedono per interventi di tipo sperimentale e innovativo. L’idea che regge questo nuovo paradigma è che sia più efficace collaborare con soggetti diversi e non limitarsi alla funzione di delega, come in passato. 

Oggi, grazie all’articolo 55 del Codice del terzo settore, parliamo di co-programmazione e co-progettazione: un’esperienza diversa e totalmente autonoma rispetto al Codice degli appalti, basato sulla competizione. È solo di recente, dunque, che nasce l’ipotesi di un nuovo paradigma collaborativo. 

L’articolo 55 del Codice del terzo settore

L’articolo 55 del Codice del terzo settore attua il principio costituzionale di sussidiarietà e costituisce uno strumento duttile e versatile per collaborare. Le amministrazioni pubbliche, nell’esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione a livello territoriale, assicurano il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo Settore attraverso forme di co-programmazione e co-progettazione. Si tratta per certi versi di un’impostazione rivoluzionaria, che contrappone l’idea precedente con un nuovo paradigma collaborativo. 

Definizione di co-programmazione secondo l’articolo 55

L’articolo 55 dice che la co-programmazione è finalizzata all’individuazione da parte della pubblica amministrazione procedente, dei bisogni da soddisfare, degli interventi a tal fine necessari, delle modalità di realizzazione degli stessi e delle risorse disponibili. 

Definizione di co-progettazione secondo l’articolo 55

La co-progettazione è finalizzata alla definizione ed eventualmente alla realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento finalizzati a soddisfare bisogni definiti. 

La co-programmazione precede la co-progettazione: sarebbe auspicabile pensare innanzitutto all’idea di progetto, per poi dividersi i compiti e monitorare l’andamento e lo sviluppo. 

I tre tipi di partecipazione nella co-programmazione 

Ci sono tre tipi di partecipazione nella programmazione del welfare sociale: 

  • Programmazione verticistica ed esternalizzazione secondo una logica di government: il pubblico è titolare della costruzione delle politiche, decide quali promuovere e lo fa attraverso strumenti prescrittivi. 
  • Programmazione e progettazione partecipata ed esternalizzazione. Chi decide consulta soggetti del terzo settore o altri della società civile per raccogliere suggerimenti in ordine alle decisioni da prendere per lo sviluppo delle politiche sociali.
  • Co-programmazione e co-progettazione secondo una logica di governance: il pubblico titolare della costruzione delle politiche lo fa insieme al terzo settore, anch’esso titolato a identificare i bisogni di un territorio e le strategie per fronteggiarli. 

Punti di forza della co-programmazione e co-progettazione

L’efficacia della progettazione sociale migliora quanto più è partecipata. Il progetto si arricchisce con la presenza di competenze diverse, ciascuna con la sua specializzazione. Lavorare in co-progettazione dà migliori garanzie di riuscita e, soprattutto, agisce coerentemente con la mission dei servizi sociali, che hanno lo scopo di produrre solidarietà, buone relazioni tra le persone e migliore qualità della vita. 

Co-programmazione e co-progettazione per un futuro migliore

Abbiamo un’occasione unica di cambiamento: passare da un paradigma di tipo competitivo, dove prevale l’opzione più conveniente a livello economico, a un’idea dove più soggetti si mettono intorno a un tavolo e, insieme, ciascuno con le proprie competenze, pensano e realizzano progetti di natura sociale. Certo, è necessario poter contare su una regia competente e darsi un metodo, non basta sedersi insieme, ma i presupposti per crescere sono più che positivi.  

Il 23 maggio a Cagliari ci sarà il workshop gratuito dedicato alla co-programmazione e co-progettazione rivolto agli assistenti sociali e al personale delle Amministrazioni Pubbliche Locali che lavorano con servizi dedicati alla disabilità e agli anziani fragili.

Clicca qui per ricevere maggiori informazioni e registrarti all’evento.